Un Paese si scopre anche attraverso le sue tradizioni culinarie.
Torta di riso dolce
Il 15 di Agosto a Vezzano Basso e la domenica prima a Vezzano Alto si festeggia il Santo Patrono.
Come in tutte le feste che si rispettano il dolce che caratterizzava e non “doveva” mai mancare era la torta di riso dolce.
Si cominciava col mettere da parte le uova durante la “luna bona” e la settimana prima si prendevano accordi col fornaio per poterle cuocere.
Regolarmente avvenivano discussioni sia per la cottura (o “l’era brusà” o ” la n’era cota ben”) sia sull’orario che difficilmente veniva rispettato.
Si capiva che era la vigilia della festa dal via-vai delle donne che portavano la torta al forno avvolta nel “mandilon”, dal brusio incessante ma soprattutto si respirava un profumo inebriante di dolce e dello stare insieme.
Focaccia dolce
Per Natale si preparava la focaccia dolce che doveva durare sino all’Epifania: immaginate quanto doveva essere grande!
Si cominciava la sera con l’impastare farina e lievito madre e si lasciava riposare nella “mastra”.
Il mattino successivo si aggiungevano i vari ingredienti sino ad ottenere un impasto ben amalgamato e morbido che veniva posto direttamente nella teglia dove al centro era posizionata una “copa” (tazza).
Venivano adagiate delle coperte per favorire la lievitazione e alla sera “la s’ gh’ scaudeva ‘r culo” mettendo la teglia vicino alla cucina economica.
Quando la lievitazione era al punto giusto si preparava il forno e si infornava, se era troppo caldo per non farla “avampara” si metteva una “cazarola d’aiga” per ridurre il calore.
Quasi a fine cottura si passava sulla superficie il burro e vi si spargeva lo zucchero per fare quella “crosticina” deliziosa.